La Giustizia è donna. Se l’affermazione dal punto di vista “grammaticale” non è controvertibile, la “metafora” si avvicina a diventare una realtà, almeno nei numeri.
Le avvocate in Italia sono ormai il 48% (come si evince dal rapporto Censis-Cassa Forense 2024) e nella magistratura, in tutti i suoi rami, il numero di donne non è più trascurabile, anche nei ruoli apicali (pensiamo alla Prima Presidente della Corte di Cassazione Margherita Cassano o, per rimanere dalle nostre parti, all’attuale Presidente del Tribunale di Avellino Francesca Spena). Tuttavia, non è tempo di “abbassare la guardia” per le donne che, in molteplici settori, non solo in quello delle professioni legali, e soprattutto in certi paesi del mondo, ancora subiscono discriminazioni, violenze, disuguaglianze. I diritti acquisiti potrebbero non esserlo a tempo indeterminato e questo ci deve spingere a continuare a lottare.
Questo è quanto è emerso chiaramente nell’interessante incontro che si è tenuto martedì 18 presso il Palazzo Vescovile di Avellino, organizzato dal Comitato Pari Opportunità dell’Ordine degli Avvocati di Avellino, dal titolo “Se la Giustizia è donna“. Lo spunto delle riflessioni è stato offerto da un libro della d.ssa Elvira Frojo così titolato (con sottotitolo “Avvocatura e società, tra passato e futuro“), pubblicato da Cedam nel 2024, che raccoglie una serie di testimonianze sull’avvocatura femminile.

A moderare l’incontro l’avvocata Antonella Sorice, vice presidente del Comitato, che ripercorre alcune tappe della storia dell’avvocatura femminile e sottolinea da subito che l’attualità dei temi trattati richiede un’attenzione ancora alta. Nonostante, infatti, numericamente la parità sia stata raggiunta, molti sono gli ostacoli che, in ossequio anche all’art. 3 della Costituzione, devono essere rimossi per garantire la “pari dignità”. Relaziona per prima l‘avvocata Biancamaria D’Agostino, componente del Consiglio Nazionale Forense, che con la tenacia che la contraddistingue ripercorre dei momenti storici essenziali nel percorso dell’avvocatura e della magistratura femminili, evidenziando quanto le donne siano state vittime di pregiudizi e penalizzate solo per il genere, anche in tempi non molto lontani. A chiusura del suo intervento viene proiettato il cortometraggio “Filomena, la prima donna“, dedicato a Filomena De Stefano, prima donna ad essere iscritta nel 1923 all’ordine degli avvocati di Napoli e le emozioni diventano molto forti nella sala, accompagnate da sdegno ma anche da voglia di riscatto rispetto ad un passato inaccettabile.
Seguono i due interventi qualificati e coinvolgenti delle avvocate Lucia Secchi Tarugi, coordinatrice della Commissione Integrata Pari Opportunità presso il CNF, e Maria Masi, già Presidente del CNF, parti attive nella stesura e pubblicazione del libro della Frojo. Entrambe evidenziano quanto il genere possa condizionare la professione di una donna, ancora oggi, ma entrambe ci tengono ad essere esempio di emancipazione, affermazione, merito, senza dover rinunciare al ruolo di cura che pure le connota e che in passato è magari stato un peso, ma che hanno consapevolmente superato con la piena acquisizione del ruolo di “avvocata”. Proprio la consapevolezza della propria peculiarità e delle scelte che si fanno sono, ad avviso della Secchi Tarugi, gli elementi di forza che portano ad una reale emancipazione (verrebbe da dire non solo rispetto al “maschile”, ma rispetto ad ogni stereotipo).

L’intervento dell’autrice del libro, d.ssa Elvira Frojo, ne chiarisce la valenza, in termini di testimonianza ma anche di sollecitazione per tutte le giovani avvocate che si avviano ad una professione profondamente cambiata, ma ancora caratterizzata da un non trascurabile “gender gap”, sia retributivo che di posizioni.
A chiudere l’incontro la brillante e travolgente relazione del Consigliere di Stato, dr. Giovanni Grasso, che quasi a voler esorcizzare il fatto di essere l’unico maschio al tavolo dei relatori, usa il registro dell’ironia per raccontare quanto la “femminilità” sia stata utilizzata come argomento contrario all’ammissione delle donne in magistratura. La citazione di un pensiero di Eutimio Ranelletti (presidente onorario della Corte di Cassazione negli anni ’50) fa sorridere la platea, ma nasconde un’amara verità, legata al ragionamento stereotipato e superficiale che ancora oggi spesso si utilizza quando si parla di “donne”. Fa molto sorridere ed indigna noi donne sentir leggere che “La donna è fatua, è leggera, è superficiale, emotiva, passionale, impulsiva, testardetta anzichenò, approssimativa sempre, negata quasi sempre alla logica“, ma potremmo dire che l’effetto è lo stesso anche per tutti gli uomini che conosciamo?

A chiusura dell’incontro il Comitato Pari Opportunità ha conferito un riconoscimento all’avvocata Elvira Matarazzo, esempio di competenza, correttezza e garbo per tutti gli avvocati del Foro di Avellino e non solo, prima donna consigliera dell’ordine ad Avellino.

L’obiettivo di ogni forma di evento organizzato dal Comitato Pari Opportunità del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Avellino, sia esso un convegno più “tradizionale”, un incontro itinerante sul territorio o un dibattito su temi di attualità, è quello di condividere esperienze, di informare, di offrire spunti di riflessione che possano tradursi in interventi concreti a sostegno delle avvocate e di tutte le donne.
continua su Avellino Zon Avellino