Atripalda attende, ormai da quindici mesi, la rinascita del Ponte delle Filande. Un’attesa scandita da ritardi, problemi tecnici e soprattutto silenzio. Ma ora i lavori sembrano giunti al termine. Il cantiere, che ha paralizzato la zona per più di un anno, si è concentrato negli ultimi giorni su marciapiedi e carreggiata.
L’interferenza dei cavi Enel e Telecom aveva ritardato tutto, rallentando il completamento non solo del passaggio pedonale ma anche dell’intera opera. Questi collegamenti, sistemati erroneamente sotto il marciapiede, rappresentavano un problema per eventuali interventi di manutenzione futura. Si è dovuta quindi riprogettare una parte della struttura, per rendere i passaggi pedonali sicuri e agevoli.
Anche la carreggiata non è stata esente da difficoltà. L’opera di rialzamento e livellamento della strada infatti, ha richiesto tempo precisione e competenza. Sotto l’occhio vigile degli ingegneri, gli operai hanno riempito e livellato la vecchia carreggiata. Via Spineta, via Fellitto e via Pianodardine, le tre arterie che si connettono al ponte, sono ora intrecciate in maniera armoniosa, anche se resta un certo dislivello con via Fellitto. I tombini, in passato spesso disallineati, sono stati riposizionati con cura e integrati perfettamente col nuovo manto stradale.
La speranza è palpabile, ma restano alcuni dubbi. La curva, ad esempio, continua a far discutere residenti e commercianti della zona. La domanda che si pongono tutti è sempre la stessa: la traiettoria è giusta? Un altro dubbio è il destino della zona circostante al ponte. C’è chi dice che lo spazio laterale diventerà un piccolo giardino pubblico, chi spera in un parcheggio gratuito e chi è convinto che resterà inutilizzato. Per capire abbiamo provato ad ottenere copia del progetto dalla provincia di Avellino, ma la nostra richiesta è stata rifiutata. Secondo gli uffici di palazzo Caracciolo, infatti, il nostro interesse non sarebbe sufficientemente giustificato. Misteri burocratici.
Nonostante tutto, l’ottimismo prevale e chi frequenta la zona non aspetta altro che la riapertura. Una grossa boccata d’ossigeno per il traffico, per le strade alternative e sopratutto per la salute mentale degli automobilisti. Un ponte che non è solo un’opera di ingegneria, ma un simbolo di connessione, di rinascita, un piccolo tassello che migliorerebbe il volto della viabilità cittadina.
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